Vorrei provare a farvi immedesimare e prendere ad esempio una o più di queste sindromi. Un caso di una mia paziente che ho seguito perché intrappolata in un legame tossico di violenza psicologica La sua storia clinica era caratterizzata dalla sofferenza fin dall’adolescenza dovuta a dolori mestruali fortissimi sia prima che durante il ciclo mestruale che le hanno compromesso il suo iter scolastico: per le numerose assenze è stata rimandata e bocciata. Dolori che si sono mantenuti anche dopo una gravidanza. A 50 anni ha dovuto essere sottoposta a un’operazione di asportazione ovarica, in seguito alla quale dall’oggi al domani ha cominciato ad accusare dolori diffusi alle articolazioni: dolore nel camminare, dolore notturno alle giunture tanto da non riuscire a stare ferma con le gambe, stanchezza e difficoltà di concentrazione. Cosa fareste voi?
Già fiaccata negli anni dal dolore sordo e acuto assieme pre e perimestruale, nonché da dolore durante i rapporti sessuali, non riconosciuto in un casellario diagnostico dai ginecologi di turno.
Si ricomincia a pensare come risolvere tutto andando sempre e naturalmente dal medico che in questo caso ha avuto difficoltà a fare una diagnosi differenziale: un dolore reumatico o una conseguenza dell’operazione subita? La donna in questione ha cercato di reagire, di non darla vinta al dolore che non la lasciava mai, perché era sotteso e continuo ma cambiava distretti: ora zoppicava per il ginocchio, poi il dolore alle mani, alle articolazioni comunque sempre, il ginecologo escludeva fosse dovuto al calo ormonale. Ogni donna deve continuare ad adempiere alle sue mansioni, se è giovane lo studio, più avanti il lavoro e figli. In questi casi in cui non si trova risposta si cerca di ingoiare, superarlo in qualche modo il proprio dolore. Si arriva a domandarsi perfino se inconsapevolmente sia il prodotto della propria mente, e lei, anche se provava ad arginarlo, era arrivata a non riuscire più nemmeno a camminare e si stancava subito di tutto.
Gli altri intorno ogni tanto notavano la sua difficoltà e chiedevano, lei rispondeva che stava facendo degli accertamenti ma che fino a quel momento non era venuto fuori niente. Non veniva dato peso al suo dolore, nè lei si sentiva degna di rimarcarlo e urlarlo.
Chi ha una di queste sindromi prima della diagnosi è SOLA
IMPATTO PSICOLOGICO DOVUTO AL RITARDO NELLA DIAGNOSI
Queste patologie “nascoste” sono difficili da diagnosticare: c’è spesso un ritardo nella diagnosi, anche a causa di una comorbilità, è possibile che vengano confuse con altre patologie e così spesso la diagnosi arriva in ritardo e sempre e comunque dopo un lungo iter medico. A ritardare la diagnosi è la radicata credenza socio-culturale secondo la quale il dolore delle donne sia normale, partendo da quello mestruale e durante il rapporto sessuale. Un dolore, quello delle donne senza voce, sottovalutato, negato, minimizzato, non riconosciuto nè legittimato che ha ripercussioni psicologiche.
Viene da pensare in questi casi: è colpa mia.
Ansia, senso di colpa e di inadeguatezza, come insicurezza e riduzione dell’autostima possono manifestarsi prima della diagnosi a causa della difficoltà stessa a giungere a una risposta alle problematiche riportate. L’impatto sulla riduzione della qualità di vita è significativo.
Il ritardo nella diagnosi ha una forte ricaduta emotiva sulla donna: la indebolisce psicologicamente.
Il senso e la sicurezza in noi stessi, il nostro sano narcisismo è dato dalla nostra salute fisica e mentale: se il nostro corpo diventa sede di dolore, di fastidi e di impedimenti continui che non consentono di fare quello che gli altri normalmente fanno, da una passeggiata all’andare a un cinema la sicurezza vacilla e ci si angoscia.
Anche la sfera sessuale e relazionale può subire inevitabilmente un cambiamento: calo del desiderio, difficoltà nell’eccitazione e scarsa soddisfazione sessuale per le coppie in cui c’è un dolore pelvico e non solo.
Si va alla ricerca di una soluzione, di una risposta e di una cura che possa alleviare. Il disagio che comportano è difficile da far comprendere alla maggioranza delle persone comuni, perché chi ne è affetto rischia di non essere creduto e trovare intorno una banalizzazione, che accresce il senso di impotenza e frustrazione. Il non essere credute da un medico, un familiare, un amico, un professore è una forma di violenza secondaria che si aggiunge alla malattia: è una forma di violenza psicologica ( lo stesso di chi denuncia o parla delle violenze psicologiche subite e non viene creduto)
LA DIAGNOSI E LA CURA
Ritornando alla paziente in questione, dopo avere peregrinato da tanti medici finalmente qualcuno si è pronunciato a dire che forse si trattava di Fibromialgia ed Endometriosi insieme e cos’è questa fibromialgia ed endometriosi? Non lo sappiamo per certo le cause e anche la cura non da assicurazione di una completa remissione, rispondevano. Il dolore si cronicizzava e la rendeva inabile al lavoro e alla cura dei figli, la frustrazione di una mancata cura efficace la dilaniava. Si perché le cure per queste sindromi sono diverse ma non sempre efficaci: antidolorifici, antidepressivi, esercizio fisico e tecniche di rilassamento.
Comunque avere una diagnosi restituisce dignità al dolore !
LE POSSIBILI CAUSE
Si Ritiene che fattori di natura fisica (biochimici, genetici, ormonali), psicologica, sociale e relazionale interagiscano e contribuiscano allo sviluppo e al mantenimento di queste patologie.
All’origine della fibromialgia, come dell’endometriosi e della vulvodinia e neuropatia del pudendo ci possono essere cause biologiche e psicosomatiche, legate a stress fisici subiti, o a traumi psicologici o cumulativi.
Molte mie pazienti che sono state e si trovano in legami tossici in cui subiscono violenza psicologica sviluppano nel tempo malattie autoimmuni fino a malattie oncologiche: nei gruppi di parola la percentuale di fibromialgiche è altissima, come delle oncologiche.
Essere sottoposti a una condizione di stress continuo e violenza per anni fa ammalare: si innerva somaticamente.
Le malattie autoimmuni hanno un significato simbolico che ci fa capire cosa sta succedendo: Il corpo non riconosce se stesso e lo attacca; Il corpo e la mente non riescono a proteggere il SE’PSICOSOMATICO.
Il lavoro dello Psicologo è quello di insegnare allora a proteggersi desomatizzando.
Purtroppo in molti casi i giochi sono fatti, perché quando dallo psicosomatico si arriva all’organico è come se la malattia con il suo disequilibrio abbia poi una vita propria e diventa difficile invertire la rotta di un funzionamento patologico, anche se non impossibile.
IL DOLORE
Prendiamo il dolore ad esempio, Il dolore che si cronicizza in queste sindromi.
Il dolore è una sensazione somatica che ha lo scopo di allontanarci da qualcosa di potenzialmente dannoso, ciò ha un valore emotivo negativo che rimane nella nostra memoria e porta all’evitamento di tutto quello che è correlato a quell’esperienza, questo è per noi sopravvivenza e adattamento all’ambiente.
. Il dolore fisico è pari al dolore psicologico, un’esperienza di panico produce uno stesso evitamento con ansie di attesa. Il dolore è il risultato di reazioni organiche ed elaborazioni psichiche. Il dolore viene accresciuto da componenti emozionali come ansia e paura che portano ad un aumento della tensione e contrazione muscolare che amplifica la sensazione del dolore.
Nel dolore cronico osserviamo una ipersensibilizzazione ( si abbassa il livello soglia del dolore ), cioè anche un piccolo dolore il nostro corpo lo amplifica in modo non gestito. In questi sindromi è come se i circuiti vadano in tilt e il dolore c’è e si mantiene senza una causa nocicettiva evidente né interna ne esterna. Qui troviamo spesso un dolore senza una causa tangibile: arriva senza un perché ed è per questo che le persone si crucciano a comprenderne le cause. Questa condizione porta a un logoramento psicologico e anche ad una suscettibilità maggiore: ansia, stress, irascibilità, mancanza di concentrazione, depressione. Si innesca un circolo che si autoalimenta e accresce il dolore stesso e l’aggravarsi della patologia, se non spezziamo il circuito.
Farmaci antidolorifici e antidepressivi contribuiscono a interrompono il circolo del dolore e dovrebbero resettare ripristinando un funzionamento normale, ma devono essere necessariamente affiancati da un supporto psicologico e tecniche di rilassamento che agiscono sui circuiti del dolore.
Da anni applico Il training autogeno che è una tecnica psicosomatica potentissima sui disturbi psicosomatici e come preparazione al parto. Sul dolore è efficacissimo, se pensate al dolore del travaglio, con il Training si impara in modo autogeno, a rispondere alla contrazione uterina con una decontrazione neutralizzando lo stimolo doloroso che afferisce al sistema nervoso centrale. Noi quando abbiamo un dolore che rappresenta un pericolo tendiamo a contrarci muscolarmente, con il training invece rispondendo con la decontrazione, riduciamo realmente il vissuto di dolore, che viene ridotto sensibilmente. Gestire e ridurre il dolore aiuta ad allentare la tensione e piano piano ad allentare la morsa del dolore che arriva ai nervi, ripristinare la fiducia in se stessi: nel poter essere e nel poter fare, si può piano piano ricominciare a vivere. Il cammino non è sempre lineare perché magari non se ne esce del tutto, ma avere degli strumenti che danno speranza di un miglioramento aiuta nella mobilitazione delle risorse.
E’ necessaria una Diagnosi e un riconoscimento legislativo
Una Diagnosi e un riconoscimento legislativo di queste sindromi è fondamentale per dare una legittimazione e dignità alla condizione di sofferenza e per aumentare la qualità di vita di chi combatte ogni giorno con il dolore.
In Italia il 10 febbraio nella Regione Lazio è stata approvata la mozione per il riconoscimento della vulvodinia e della fibromialgia come malattie croniche invalidanti. Una ditta francese ha messo a punto anche un test salivare per la diagnosi dell’endometriosi.
COSA FARE PER CHIEDERE AIUTO
Innanzitutto bisogna parlarne, non vergognarsi se si prova dolore, dandogli dignità di ascolto. Informarsi e diffondere la conoscenza, come stiamo facendo noi oggi
Una Ragazza che ha forti dolori pre e mestruali tanto da non riuscire ad uscire, socializzare, studiare, ne andare a scuola e questo succede ogni mese.
Una ragazza che ha continui fastidi, irritazione, bruciore nella zona vulvare, come spilli che pungono continuamente o pulsano.
Una ragazza che ha forti dolori durante i rapporti sessuali
Una ragazza che ha dolori articolari dappertutto anche notturni, difficoltà a concentrarsi e tanta stanchezza
che deve fare?
Si può andare al consultorio, dal medico di base anche da uno psicologo. Parlarne senza vergogna confrontandosi e cercando di capire.